L’arte archetipica è una forma di relazione che si esprime attraverso la pittura accompagnata, dove il linguaggio simbolico delle immagini – visive, sonore, cinestetiche, sinestesiche – diventa una via di esplorazione e trasformazione interiore.
Fare arte diventa un atto condiviso che apre un dialogo immaginale, non verbale e per questo diretto, profondo e trasformativo: con noi stessi, con gli altri e con l’ambiente. L'atto creativo ci permette di ricontattare, coltivare, interagire e lasciarsi ispirare da immagini, simboli e mitidimenticati capaci di restituire profondità, ampiezza, consapevolezza e completezza all’esistenza.
FARE ARTE, FARE ANIMA
In questo orizzonte, il “fare arte” non è soltanto un atto creativo o espressivo, ma diventa parte integrante del “fare anima”. L’espressione “fare anima” proviene proprio dal mondo dell’arte: coniata dal poeta romantico John Keats, è stata poi ripresa e trasformata dal fondatore della psicologia artchetipica James Hillman come pratica di coltivazione delle immagini e dei simboli che danno senso e spessore all’esperienza umana, oltre la logica dell’Io e della guarigione.
Fare arte archetipica significa aprire un dialogo con il mondo immaginale, ricucendo la frattura che la cultura moderna, dominata dal mito scientifico-positivista, ha prodotto nella società, nelle cominità e negli individui.
L’arte diventa intenzione, azione ed esperienza collettiva numinosa.