ELEONORA DE SIMONI
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Intervista a Marie Louise Von Franz

28/11/2014

 
0:25: Genius loci/ Bollingen
3:26: La torre nell' ‘‘al di là‘‘
: incontro con Jung
26:00: sulle fiabe
29:26: immagine: psicologia / fisica: ‘‘l‘ ultimo diaframma,,
30:00: ‘‘Psychoide‘‘ archetipi manifesti nella materia attraverso la sincronicità (miracoli-divinazione)
33:00: immagine: ‘‘come le ciocche di una treccia,,
34:20: sogni e creatività
35:48: alchimia e movimenti femministi 

L' immagine della strega nella fiaba, nel mito, nella vita

23/11/2014

 
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‘‘Màbila,, ©Eleonora De Simoni
‘‘Era femmina. Aveva un viso sfiorito, i lati della bocca ripiegati in due solchi di pelle cadente che colavano come rivoli d‘ ombra sul mento sfilacciato in lunghi  peli bianchi. Le iridi plumbee, seppellite da palpebre stanche, non si fermavano mai nelle mie. I capelli erano raccolti in un panno scuro annodato sulla nuca che rivelava, qua e là, qualche ciocca dalle sfumature del peltro. Sedevo immobile davanti a lei, impietrita, in una piccola stanza di bitume annerito da decenni di fuliggine. Il soffitto basso e le pareti umide avevano l‘ odore acre della pece e della castagna cruda. Mi ungeva la gamba con del grasso di maiale e bisbigliava assorta qualcosa di incomprensibile. Mi perdevo nello scorcio del suo viso chino, incendiato dai riflessi aranciati del camino. Si stava prendendo cura di me e del mio immenso ego bambino. Entrambe eravamo lontane anni luce dall‘ euforia malinconica del menarca, dalla lotta femminea in equilibrio tra invidia-adulazione-stima, dalla scoperta del sesso e il dolore del parto, io per difetto, lei per eccesso. La stría, la schtróliga, lei che guarisce. Credo di non averle mai nemmeno rivolto la parola, ma quando morì piansi per due giorni di seguito. Era la mia prima morte. Tornò per dirmi qualcosa qualche tempo dopo, ma ero troppo piccola e il terrore prese il sopravvento.,,

La strega, la baba Jaga, la saggia, la stría, la stròliga (...)  può avere le sembianze di un‘ anziana saggia e solitaria, appassionata di erboristeria e depositaria di un certo carisma, vestire i panni di una Dabarni gitana in grado di leggere il futuro e  provocare il malocchio oppure assumere i tratti caricaturali e spaventosi di una vecchia mostruosa e repellente dai poteri malefici e distruttivi.  Le sue facoltà, il suo volto ed il suo corpo sono il calco  negativo ed occulto del femmineo idealizzato: essa è tanto più feroce, orrenda ed immonda quanto più il relativo termine di paragone è mistico, attraente e puro. Secondo la psicologia del profondo, la strega rappresenta  le pulsioni istintive e i desideri rimossi dall‘ inconscio in quanto incompatibili con l‘ Io (Aeppli). 
La sterga -secondo Jung- può essere considerata la  proiezione personificata dell‘ aspetto femminile inconscio dell‘ uomo o, meglio, una segreta partecipazione alla sua femminilità (da ‘‘ Archetipi dell‘ inconscio collettivo,, C.G. Jung).

Essa personifica l‘ archetipo della grande madre: nel suo corpo avvizzito ma straordinariamente vitale, racchiude nella forma più pura le pulsioni antagoniste-complementari  che regolano l‘ intero  cosmo: al contempo è cannibale e nutrice, crudele e caritatevole, è in grado di partorire o inghiottire, di attrarre o repellere, di creare o annientare, paradossalmente e coerentemente (caratteristiche splendidamente rappresentate nel mito di Demetra/Cecere).

‘‘La strega rappresenta la Madre divorante che dopo aver messo al mondo forze vitali le re-ingloba, utilizzandole quindi sempre allo stesso modo attraverso meccanismi di introiezione e proiezione, in un cerchio vizioso che torna costantemente allo stesso punto e perciò invecchia, incrudelisce, diviene sterile e negativo,, Anna Michelini Tocci, ‘‘Bipolarità dell‘ archetipo della strega nelle fiabe,,. 

​​
Nelle fiabe, la strega  è solita vivere isolata e nascosta nella profondità della foresta, del mare o della terra. Abita eccentriche casette irresistibilmente profumate di panpepato e frutta candita, grotte umide e oscure o spaventosi capanni muniti di occhi, bocca, uscio dentato, poggiati su zampe di gallina in grado di volteggiare! La sterga ha spesso un aspetto terribile: la sua pelle è raggrinzita, talvolta coperta di   verruche come il dorso di un rospo;  il naso è lungo e deforme, il mento prominente e barbuto; i seni ricadono stanchi su un ventre perennemente affamato di carne umana e assetato di sangue, nel cui fondo giace un utero sterile, anch‘ esso, pare,  dall‘ accesso dentato; ha occhi di fuoco, ciechi e chiusi al mondo esteriore, ma spalancati sull‘ abisso interiore dell‘ ombra; le  labbra sono sottili e taglienti come fili d‘ erba,  le unghie curve e  spesse come cortecce, i capelli arruffati, gli abiti fatti di lerci stracci scuri. Metamorfica e seducente ama accompagnarsi a volatili notturni, gufi, rospi, volpi, gatti ed ha al suo servizio le caotiche e selvagge entità non umanizzate dell‘ inconscio (spiriti, servitori invisibili, ombre, demoni...). È in grado di sfuggire alla forza di gravità terrena  che tutto controlla e opprime: ora volando su una scopa, ora balzando in un grosso mortaio, ora tramutandosi in volatile.

Affrontare e vincere  la strega, per i protagonisti delle fiabe, significa affrontare ed integrare le proprie parti in ombra attraverso l‘ espansione della coscienza oltre i limiti dell‘ Io. Spesso la strega entra in scena quando il protagonista si trova  in una situazione di di evoluzione ostacolata caratterizzata da una regressione primitiva ad uno stato di passività, pigrizia, soggezione e dipendenza spesso relazionate alla sopportazione di angherie e crudeltà (pensiamo a Raperonzolo rinchiusa nella torre isolata dal mondo, a Vassilissa sottomessa ed obbediente nonostante le umiliazioni e gli inganni subiti dalla matrigna e dalle sorellastre, ad Hänsel e Gretel abbandonati per ben due volte e rassegnati alla morte nella foresta). La figura della strega si contrappone a quella della madre buona e amorevole  che  si tramuta in abbandonica in seguito alla morte o alla sparizione:  evento che simbolizza la prima intuitiva realizzazione del Sé e l‘ inizio del processo di individuazione.La strega esaspera il protagonista sottoponendolo a difficili prove, incutendo grandi  paure e costringendolo ad enormi  fatiche ( Vassilissa per ottenere il fuoco sarà costretta a separare i semi di papavero da quelli del grano, Gretel dovrà servire la strega, Hänsel vivrà chiuso in una gabbia con la costante paura di essere mangiato, Rapoeronzolo sarà privata della sua splendida treccia e costretta a vagare nel deserto). Tali prove e fatiche simbolizzano le grandi difficoltà ed i conflitti che inevitabilmente si incontrano sul sentiero dell‘ individuazione: l‘ unico in grado di condurre l‘ eroe o l‘ eroina al ricongiungimento con le forze creative, feconde, positive della Grande Madre.
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Genealogia di Babbo Natale ovvero la figura (archetipica) del dispensatore di doni nel folklore natalizio

20/11/2014

 
Il solstizio d‘ inverno  è da sempre  un evento molto atteso e festeggiato nell‘ emisfero boreale: cade attorno al 22 dicembre e segna il momento a partire dal quale le ore di luce andranno gradualmente aumentando sino ad arrivare all‘ estate.
In Egitto e in alcune zone dell‘ Arabia il ritorno della luce veniva identificato con  la nascita  del dio Aion o Eone (dio del tempo e dell‘ eterno ritorno) dal ventre dalla vergine Kore (lett. ''fanciulla'').
Nel tardo Impero romano il tradizionale culto del Sol indiges  venne sostituito, per opera dell‘ imperatore  siriano  Marco Aurelio Antonio, con il Deus Sol Invictus (Dio sole invitto: unificazione di tre divinità: Mitra, Sol ed Elio-Gabalo).
Il Deus Sol Invictus si integrò nel sistema religioso romano fino a soppiantare per importanza il, fino ad allora,dominante culto di Giove.
Nel 330 Costantino, in seguito alla conversione cristiana, sovrappose la festività pagana del sole invitto con la commemorazione della nascita di Cristo: il Natale.
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In epoca pre-cristiana, per i gelidi boschi della Russia, si aggira  Morozko: uno spirito del folklore pagano in grado di congelare le persone. Morozko si unisce a Vesna (primavera) e nasce  Sneguročka. Nei racconti popolari a un certo punto Sneguročka diventa nipote di Morozko che diventa meno ostile e prende il nome di  Дед Мороз o Ded Moroz  (Nonno Gelo)  diffondendosi  con nomi differenti negli altri Paesi dell‘ Est durante il periodo comunista.
Ded Moroz e la splendida nipotina dalle guance rosa e le lunghe trecce bionde, come nella più edulcorata delle fiabe,  vivono dei boschi innevati amando la natura e gli animali e la notte di capodanno  distribuiscono regali ai bambini. È intressante notare come la figura di  Sneguročka sia antitetica a quella della nemica numero uno di Ded Moroz: Baba Jaga e come quest‘ ultima possegga stupefacenti affinità con la figura della Befana.
Ded Moroz indossa un meraviglioso e ornatissimo abito dai colori freddi dell‘ inverno:  azzurro, bianco, verde-acqua. Durante la guerra fredda  il suo abito  improvvisamente  si tinge dei colori della bandiera URSS  a scopi propagandistici si, ma  NON di una bibita americana! (a proposito)
Ded Moroz nei paesi di lingua tedesca prenderà il nome di Väterchen Frost.

Sempre in periodo pre-cristiano e sempre nel periodo del solstizio invernale, un altro personaggio si aggira per le foreste del centro-nord Europa in compagnia del cavallo volante detto Sleipnir per una tradizionale  battuta di caccia: il dio Wotan  (Odin per i popoli del nord). I bambini lasceranno fuori dalle loro case i calzari pieni di fieno per ritemprare Sleipnir e il mattino seguente troveranno un dono.
Wotan e Morozko, per motivi di coerenza religiosa e forte tradizione pagana, si fonderanno nella figura storico-religiosa che tutti conosciamo:  S. Nicola di Myra.
''Più intensa la luce più scura l‘ ombra''... el diis
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La luminosità ovvero le qualità estremamente positive  comuni a tutte queste figure dispensatrici di doni e amore disinteressato, sono equilibrate da figure accessorie d‘ ombra dalle spiccate connotazioni negative (o, come nel caso di Morozko, da qualità negative intrinseche) il cui compito è quello  di punire i bambini cattivi: in tempi più remoti con violente punizioni fisiche e rapimenti, in epoche più recenti sostituendo i doni con del carbone. Come abbiamo visto Ded Moroz è equilibrato dalla strega  Baba Jaga;  nei paesi alpini e germanici abbiamo il Kampus: un  demone sottomesso che prima della conversione si dedicava a terrorizzare e picchiare  i bambini scendendo dal camino o, secondo una leggenda tedesca, a chiuderli in un sacco per portarli nell‘ Andalusia dominata dai mori; In Svizzera abbiamo lo Schmutzli (sporco in svizzerduccio), nelle Fiandre e nei Paesi Bassi abbiamo Zwarte Piet , a Lussemburgo Houseker, in Austria e Baviera Klaubauf in Spagna lo troviamo nelle sontuose vesti Baldassarre dei Re Magi (in questo caso disepnastore di doni e non aiutante) , in Francia Père Fouettard  , in Austria e Baviera il Klaubauf,  Pelznickel e Knecht Ruperecht in Germania (…)
Questi -talvolta inquietanti- assistenti hanno in comune il colore scuro  ora dovuto a specifiche caratteristiche etniche, ora a maschere e travestimenti, ora ad attributi animali e fuliggine. Secondo alcune teorie, la figura ‘‘scura,, che scende dal camino (tecnica adottata dal moderno Babbo Natale) sarebbe riconducibile alla figura professionale dello spazzacamino. Secondo altre teorie, il colore scuro della pelle   sarebbe da ricondurre ai contatti commerciali e politici con l‘ Andalusia dominata dai mori, mentre nel caso di Baldassarre, ad un tentativo da parte della chiesa cattolica di universalizzare il cristianesimo.
Non credo sia da escludere completamente la derivazione dal demone Krampus del Julbock scandinavo.
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Christkind della Germania del sud
Gesù bambino dagli anni ‘60-‘70 è il tradizionale dispensatore di doni in Valtellina e, da molto tempo prima,  nel sud della Germania. Interessante notare come nella tradizione tedesca  venga rappresentato come una fanciulla con una corona di candele in testa e i lunghi capelli biondi: caratteristiche comuni a alla S. Lucia svedese (importata dall' Italia). Nella versione valtellinese viene solitamente  accompagnato da un asino: caratteristica dell‘ antica  S.Lucia Bergamasca e Siracusana, probabilmente si tratta di due differenti adattamenti cattolici di uno stesso rpersonaggio pre-cristiano.
Ecco le fonti da cui ho tratto le informazioni per questo articolo:
    • Leggende popolari orali grigionesi-valtellinesi
    • Leyendas orales de Andalucia
  • La storia di Babbo Natale
  • Anné en Suisse, Rolf Thalmann, Fritz Hofer, Josef Räber
  • Como e la storia dei Re Magi
  • Etnologia del Natale una festa paradossale
  • Santa Claus, Last of the Wild Men: The Origins and Evolution of Saint Nicholas, Spanning 50,000 Years 
  • Krampus the Devil of Christmas
  • Vita di Costantino
  • Wikipedia
  • I cristiani e le religioni, Julien riens

Rosso Sangue

13/11/2014

 
Dal punto di vista simbolico il sangue fresco, inscindibilmente legato al colore rosso, rappresenta per una facile associazione intuitiva,  l‘ essenza della vita e, di conseguenza, la sua fuoriuscita e la sua visibilità si riferiscono indirettamente alla perdita di vitalità e alla morte (nel caso del sangue mestruale alla vita mancata).

‘‘La vita della carne è il sangue,,  (Levitico, 17,11). 

L‘ irrorazione sanguigna dell‘ epidermide e la conseguente colorazione vermiglia, in molte specie animali sono associate alla disponibilità sessuale (da qui il costume tipicamente umano di tingere labbra e guance di colore rosso a scopo seduttivo).

L‘ Homo neanderthalensis  usava seppellire i morti dopo averli cosparsi di ocra rossa (un derivato dell‘ ematite utilizzato anche per le pitture parietali e la colorazione di feticci a fini magico-religiosi). È probabile che il pigmento rosso avesse un riferimento metaforico al sangue (i giacimenti di ocra rossa somigliano a ‘‘ferite della terra,,) ed è possibile che si distribuisse  sul cadavere affinché potesse, in qualche modo,  infondere colore e simbolicamente nuova vita (1). 

Nella tradizione runica dell‘ era vichinga i solchi dei segni grafici incisi su pietra erano riempiti con pigmenti rossi miscelati a piombo  (2). Secondo una tesi comune il colore rosso alludeva al sangue che riempiendo le rune era in grado di conferire loro vitalità e potenza.

Il sacrificio di animali con relativa effusione di sangue -in alcuni casi  sostituto simbolico del sangue umano- è una costante della ritualità magico-religiosa fin dalla preistoria, come testimonia, tra gli altri, l‘ elemento decorativo delbucranio caratteristico dell‘ ordine Dòrico. In alcune regioni dell‘ antica Grecia, veniva praticato l‘ haimakouría ovvero il rituale della ‘‘libagione di sangue,, in onore dei defunti. Il rituale consisteva nel versare apposite fosse (bóthros) scavate accanto alla tomba, il sangue anche di numerosi animali al fine di nutrire l‘ anima del defunto (3).

Nell‘ antico culto di Cibele, di origine frigia, gli iniziati, a scopo espiatorio e purificatorio, scendevano in apposite fosse scavate nel terreno, sovrastate da speciali griglie di legno, sulle quali veniva sgozzato un toro (o un ariete). Gli iniziati venivano così inondati dal sangue dell‘ animale sacrificato ottenendo la purificazione da ogni colpa e il risveglio spirituale.(4) Tale rituale era detto taurobolium. 

Nelle Metamorfosi di Ovidio, si narra che dal sangue colato in mare dalla testa tagliata di Medusa fosse nato il Corallum Rubrum: il corallo rosso.

Presso gli Aztechi, come testimoniano i codici, il sangue versato durante i numerosi sacrifici umani era indispensabile per sfamare e ingraziarsi gli dei oltre che per contenerne le ire.

Nella religione cristiana durante l‘ eucaristia il vino rappresenta il sangue di Cristo dal potere redentore e purificatore. Il frutto del Melograno è invece simbolo del sangue versato dai martiri. Il colore rosso nelle icone è il simbolo del sangue di Cristo versato in sacrificio.

Con il sangue sono anche suggellati tradizionalmente patti col demonio o fratellanze tra esseri umani. Di sangue si nutrono le entità parassite distruttive mitologiche come vampiri, streghe, làmie.

Secondo la concezione israelita (Levitico 17:11) il sangue è mezzo di espiazionenon con valore punitivo ma in senso salvifico per il peccatore e la comunità sulla quale le conseguenze del peccato sono destinate a ricadere.

Il sangue mestruale era anticamente considerato -con il liquido seminale- una delle componenti essenziali alla nascita della vita, la sua fuoriuscita dal corpo e la sua manifestazione era quindi simbolo di vita mancata, di fallimento riproduttivo ma al contempo di maturità sessuale e potenziale capacità riproduttiva. I‘ artista Alejandro Jodorowsky (di cultura ebraica) consiglia un  rituale di psico-magia per esorcizzare un eventuale senso di inferiorità femminile: dipingere un autoritratto utilizzando il sangue mestruale come inchiostro ed esporlo in una parte visibile della casa.  Presso molte culture religiose il sangue mestruale era ritenuto impuro.

‘‘Levitico (15:19f) 

una donna in periodo mestruale rimane sporca per sette giorni: tutto ciò che tocca è sporco, così com’è sporco chiunque la tocchi, o tocchi qualcosa che lei ha toccato o che sia stato toccato da qualcuno che è stato in contatto con lei.,,

Il sangue mestruale assunto per via orale è considerato dal tantrismo dotato di poteri miracolosi, mentre nella magia popolare, fatto assumere con la stessa modalità, è il principale ingrediente dei legami eterni d‘ amore.

Fonti bibliografiche_________________________________________________________

(1) M. Eliade ‘‘Storia delle credenze e delle idee religiose,, rif.: ‘‘ Nel Paleolitico viene attestato un po‘ ovunque l‘ uso dell‘ ocra rossa, sostitutivo del rituale del sangue, simbolo di vita, come testimonianza della credenza di un‘ esistenza post-mortem.

(2) Lars Våge Rickard Bindberg ‘‘Secondo le analisi realizzate dal National Heritage Board sono stati trovati ossido di ferro (Fe2O3),  carbonio (C), carbonato digesso (CaCO3) e calcare (…) Bianco di piombo (PbO) e piombo rosso (Pb3O4) sono pigmenti a base di piombo, che possono assumere colori diversi durante l‘ ossidazione: bianco o rosso-arancio. La vernice al piombo è trasparente e il pigmento è molto pesante. è stato trovato anche  un altro pigmento rosso: cinabro o vermiglio (HGS), un ossido di mercurio, che è stato un pigmento molto prezioso di cui  abbiamo pochi resti nei dipinti della chiesa medievale.

(3) Walter Burket, ‘‘La religione greca,, pag. 154-155.

(4) Giovanni Maragoni Vicentino ‘‘Delle Memorie Sacre, E Profane Dell’ Anfiteatro Flavio Di Roma Volgarmente detto il Colosseo,, pag 87-88

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Impressioni

3/11/2014

 
    AUTORE:
    Eleonora De Simoni
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