«Scoprire di avere in sé la natura del pesce significa, globalmente, trovarsi di fronte alle forme originarie e a sangue freddo dell' esistenza umana, di fronte a un profondissimo strato dell' anima (...) perciò chi deve attraversare una profonda trasformazione interiore, così come accadde al leggendario profeta Giona, viene per un po' di tempo inghiottito dal suo inconscio, da un grosso pesce. Una volta trasformatosi, verrà gettato sulle chiare rive di una nuova coscienza,, Ernst Aeppli
#pesci #Fische #fiskar #pèss #peces #poissons L‘ acqua è presente in molti miti di creazione come elemento preesistente e primordiale, sorgente di ogni forma di vita.
‘‘ La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque,, Gen.2 ‘‘ L‘ acqua è l‘ origine di tutte le cose‘‘ Talete VI sec. a.C. Per gli antichi Egizi in principio vi erano solo le acque, Nun, l'abisso primigenio, dal quale emersero, secondo diverse tradizioni: Meheturet (la giovenca celeste) portando il disco del sole tra sue corna e Tatenen. Secondo alcuni testi delle prime Upanishad nel principio questo mondo era solo acqua dal quale nacque il divino potere Brahman da cui ebbe orihgine Prajapati (il signore del creato); e ancora: ‘‘nel principio esisteva solo Atman (anima) essa ebbe origine dall‘ austerità delle acque, maturò su di esse e diede vita ad una forma simile ad un uovo il quale aprendosi mostrò una metà d‘ oro (cielo) ed una metà d‘ argento (terra) da qui la dualizzazione dell‘ universo (rama-rupa),, (fonte: Le Upanishad, la Gita e la Bibbia, Geoffrey Parrinder) L‘ acqua è anche un elemento di dissoluzione, di annegamento e di rinnovamento. Il mitolgema del diluvio universale è di solito mirato all' interruzione dei cicli più antichi della creazione per annientare, per ripulire la terra da forme di vita non gradite agli dèi (nel racconto biblico e puranico, nella mitologia greca e babilonese). La funzione purificatrice dell‘ acqua (da peccato, sfortune e maledizioni) è fondamentale nei rituali di benedizione, nel rituale del bagno e del bagno battesimale diffusi in molte culture (nel cristianesimo, nell‘ induismo, nelle tradizioni dell' antico Messico, dell‘ antico Egitto -culto tardoantico di Iside- , nell‘ antica Grecia -Misteri Eleusini-...). Nelle acque del mare occidentale tutte le sere si immerge il Sole allo scopo di riscaldare durante la notte il regno dei morti: l' acqua è spesso associata all‘ aldilà (rio abajo rio, i cinque fiumi dell‘ Ade ...); Nella tradizione esoterica europea l‘ acqua di sorgente (che scaturisce dalla terra, dal basso) viene impiegata durante gli esorcismi di divinità ctonie (sottarranee) e demoni, mentre l‘ acqua piovana (che scende dall‘ alto) viene utilizzata per evocare spiriti celesti. Il polo positivo della dimensione simbolica dell‘ acqua comprende la vitalità, la fertilità essa cade dal cielo sotto forma di pioggia, disseta, pulisce, irriga e rende florida la natura. il polo negativo -opposto e complementare a quello positivo- allude invece allo scorrere occulto e sotterraneo, all‘ annegamento, all' affondamento, alla dispersione, all‘ inondazione, alla putrefazione, al declino. Un altro aspetto simbolico molto interessante dell' acqua è quello legato alla ciclicità (dal basso verso l‘ alto e viceversa) nonché quello legato alla continua trasformazione (la troviamo in forma liquida, solida, semisolida, gassosa). Nella dimensione psicologica l‘ acqua, popolata da esseri misteriosi e inafferrabili (pesci, ma anche ninfe, divinità, mostri, spiriti...), è simbolo degli strati profondi e inafferrabili della personalità. Essa, all‘ apparenza trasparente, riempie e occulta alla vista dell‘ uomo gli abissi della terra, restituendo, attraverso la sua superficie riflettente, immagini bizzarre, ora perfettamente speculari, ora mutevoli ed ingannevoli. Per C. G. Jung l' acqua era un‘ efficace metafora dell‘ inconscio. Nello studio dei simboli connesso alla psicologia del profondo all‘ acqua viene attribuita estrema importanza: è un elemento indispensabile alla vita ma non nutre, è simbolo fondamentale di ogni energia inconscia e pertanto è anche pericolosa quando si presenta travalicando gli argini che le sono propri (psicosi). La foresta, spesso identificata con il bosco, costituisce lo scenario ideale per l ‘ esperienza iniziatica e la strettamente connessa rappresentazione fiabesca: è un luogo simbolico fortemente seducente e primigenio, contrapposto alla nostra terra edificata, coltivata e controllata, uno spazio in cui le nostre regole, subalterne a quelle ‘‘caotiche,, della natura spontanea, perdono improvvisamente ogni valore. La foresta è uno spazio intriso di contraddizioni: al contempo attrae ed inquieta, nutre e priva, conforta e minaccia, offre scorci di intimo raccoglimento e disorienta con l‘ idea della sua sterminata estensione. Essa, così come la terra, possiede caratteristiche creative, metamorfiche e cicliche tipicamente femminili: il suo ventre oscuro inghiotte carcasse, miceti, sterco, fogliame putrefatto e vecchi ceppi metabolizzandoli in umido e fecondo humus; un‘ infinità di invisibili spore e minuscoli semi vi si posano ansiosi di germogliare, i più adatti attecchiscono e penetrano con le loro radici le profondità della terra traendone forza e nutrimento per ergere, come piccoli Yggdrasil, il fiero tronco e il ventaglio verso l' alto. La foresta, luogo d'ombra e di immersione, rappresenta lo scenario ideale per la messa in scena delle fasi strutturali dell' individuazione: smarrimento, vagabondaggio, ricerca, incontro, azione eroica, ritorno a casa, o, più semplicemente: separazione, morte simbolica e aggregazione. ‘‘La foresta, come simbolo onirico, è ricca di molti elementi di natura anche contraddittoria, innocenti o minacciosi: vi si raccoglie cioè che forse un tempo potrà affiorare ai livelli consci della nostra esistenza civilizzata,, Ernst Aeppli. La foresta è un elemento ricorrente nella nostra cultura letteraria ufficiale, oltre che popolare: In una selva oscura Dante inizia il suo viaggio attraverso regni ultraterreni; attraversando la foresta Polífilo compirà il viaggio iniziatico verso l‘ amore platonico; nell' isolamento del bosco, mistici, eremiti ed asceti trovano il luogo ideale per accedere a stati superiori di coscienza; attraversando scenari silvestri disseminati di tranelli e pericoli, i protagonisti delle fiabe e gli eroi della letteratura cavallersca medievale superano le difficili prove che li condurranno all' affermazione personale, erotica e sociale. La foresta è stata per millenni teatro della nostra evoluzione. Scegliendo di attraversarla avremmo avuto la possibilità di conoscere nuovi sentieri, trovare nuovo nutrimento per noi e i nostri figli, raccogliere legna per scaldarci, cuocere il cibo, fondere il metallo, costruire la nostra casa, i nostri suppellettili e le nostre armi. Ma inoltrarsi nel bosco implicava, ed implica, inevitabilmente la possibilità di smarrirsi, di essere attaccati, di ferirsi, avvelenarsi, di non essere uditi o soccorsi in caso di bisogno: la foresta ha il potere di distruggere le nostre velleità di controllo mettendo in luce tutta la nostra vulnerabilità. Il bosco seleziona gli individui più forti e/o intelligenti e/o ''fortunati'' inghiottendo, senza possibilità di appello, tutti gli altri, rendendoli così immediatamente utili al ciclo biologico. Il folklore e la nostra risposta fantastica di fronte ai prodigi fenomenici naturali, hanno da sempre popolato la foresta di fantastiche entità duali, ibride tra uomo e fiera, tra razionale e selvaggio, tra sensibile e incomprensibile: divinità paniche, gnomi, elfi, fate, troll, streghe, nix, uomini selvatici, orsi e lupi parlanti: esseri in grado di possedere e controllare i poteri propri della natura: metamorfosi, moltiplicazione, distruzione. Personaggi ora benevoli e seducenti pronti a mettere alla prova e premiare la nostra moralità, ora ostili e spaventosi, suscitanti terror pánico personificazioni ‘‘ di componenti primitive pericolose del nostro essere, poiché, la nostra natura, come si sa, non è (grazie al cielo! n.d.t.) esclusivamente positiva,, (E. Aeppli) In molte culture antiche è simbolo di forza penetrante. Fra le pitture delle caverne cultali della prima età della pietra, raffigurazioni di grandi buoi selvatici, assieme a quelle di cavalli, rappresentano il motivo più frequente (winset e Ur); In origine il toro dovette essere un‘ impressionante incarnazione della forza vitale e della potenza virile, anche se dal punto di vista simbolico l‘ interpretazione resta discordante. Mentre da un lato colpiscono la sua forza e la sua natura selvaggia, l‘ ottusa brutalità dei suoi attacchi, così come sperimentata dall' uomo, incute paura.
Dal punto di vista storico-religioso il ruolo del toro è estermamente significativo: ha a che fare con innanzitutto con la capacità riproduttiva dell‘ animale; altrettanto significativo è il suo corno che ricorda la falce della luna. Vi sono innumerevoli riti simbolici che hanno a che fare con la vittoria sul toro (dominio) o con il suo sacrificio. I culti dell‘ antica Creta, presumibilmente noti in forma analoga anche in altree culture, fanno del toro il soggetto di danze a carattere atletico-artistico, mediante le quali l‘ uomo dimostra la sua superiorità sulla natura dell‘ animale, che egli avverte come ottusamente ferina (mi viene in mente il rapporto Atena-Ares). Anche l‘ aspirazione ad addomesticare la bestia deriva da ciò. Fertilità-morte-resurrezione sono spesso collegate al toro, come nel culto tardo-antico di Mitra. La corrida diffusa nell‘ Europa sud-occidentale può essere considerata, più che una competizione sportiva, una forma ritualizzata di ludi taurini tardo-mediterranei, culminanti con il sacrificio di questo rispettato e temuto rappresentante dell‘ incoercibilità delle forze naturali (!!!) |
AUTORE:
Eleonora De Simoni Archivi
Dicembre 2024
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