inchiostro su tela (E. De Simoni 2013)
(da La Dinamica Dell‘ Inconscio, parte V, C. G. Jung 1937) Le principali determinanti del comportamento umano sono gli istinti (fame, sessualità, attività, riflessione, per citare i quattro più importanti), i fattori psichici para-istintuali (creatività, volontà), le modalità semifisiologiche (sesso, età, predisposizione ereditaria) e le modalità psicologiche (coscienza/incoscienza; introversione/estroversione; spiritualità/materialità). La suddivisione di tali concetti ha solo valore accademico, in realtà la psiche è un complicato insieme di tutti questi fattori, e molti altri ancora. La sua caratteristica struttura la rende suscettibile di un‘ infinita variazione individuale e di una grande trasmutabilità. Gli istinti La psiche umana vive in inscindibile unità con il corpo fisico, quindi la psicologia, pur rivendicando l' autonomia del suo campo di ricerca, attinge spesso alla sicurezza scientifica della biologia. I fattori psichici che determinano il comportamento umano sono gli istinti intesi come forze motivanti extra-psichiche, dinamiche, automatizzate ed universali dell' accadere psichico. Una caratteristica fondamentale dell‘ istinto è l‘ obbligatorietà, tale caratteristica è di origine extrapsichica ma produce, in relazione alle varie situazioni, delle immagini a livello psichico che determinano il comportamento umano. L‘ aspetto extra-psichico dell‘ istinto corrisponderebbe al puro stimolo, mentre l‘ aspetto psichco dell‘ istinto corrisponderebbe all‘ assimilazione dello stimolo ad una complessità psichica già esistente (psichificazione). Ciò che noi chiamiamo sinteticamente istinto è un dato extra-psichico già psichificato. Con psichificazione si intende quel processo che sottrae dall‘ applicazione biologica l‘ energia puramente istintuale rendendola utilizzabile per altri scopi. L‘ istinto, una volta psichificato, perde la sua univocità (e a volte la sua obbligatorietà) a causa dello scontro con il dato psichico. L‘ istinto è univoco ma la psiche è caratterizzata da una grande capacità di trasmutazione e variazione. Per esempio allo stato di stimolazione fisico univoco e fondamentale per la conservazione della specie che noi chiamiamo fame possono corrispondere molteplici conseguenze psichiche e lo stesso stimolo, combinandosi con altri dati, può assumere le forme più disparate (per esempio forme metaforiche: cupidigia, avidità, insaziabilità di fama e denaro...). Un altro istinto fondamentale è quello della sessualità. Col progredire della civilizzazione sono aumentate le restrizioni di natura morale e sociale, provocando una sopravvalutazione della sessualità. La voluttà che la natura ha associato al compito della riproduzione, è percepita come un impulso a sé stante. Anche la sessualità come la fame, è soggetta a psichificazione, la quale sottrae energia all‘ applicazione biologica puramente istintuale, rendendola utilizzabile per altri scopi. L‘ esistenza di tali scissioni indicano l‘ esistenza di altre forze istintuali sufficientemente forti da modificare l‘ istinto sessuale e deviarlo, almeno in parte, dal suo fine univoco. Esse sono: l‘ istinto di attività, l‘ istinto di riflessione, il fattore creativo. L‘ istinto di attività (che comprende l‘ istinto migratorio, il piacere di cambiare, l' irrequietezza e l‘ istinto del gioco) si desta (funziona) solo quando gli altri istinti sono soddisfatti. L‘ istinto di riflessione (dal latino Reflexio: ripiegamento) si manifesta quando il processo di riflesso convoglia lo stimolo nello scarico istintuale ma la psichificazione lo interrompe. Per esempio stimolo (fame)>il riflesso lo convoglia nello scarico istintuale (mangio)>la psichificazione lo interrompe (aspetto che tutti si siedano a tavola). L‘ istinto è stato trasformato in un'attività endopsichica (riflessione, ripensamento). La riflessione modella il processo di stimolazione e ne guida l‘ impulso in una serie di immagini che viene riprodotta laddove l‘ impulso sia sufficientemente intenso. Gli istinti non sono creativi in quanto organizzazioni stabili e quindi automatizzati. Il fattore creativo è un‘ organizzazione stabile, universalmente diffusa (come gli altri istinti) ma non sempre ereditata, quindi è un fattore psichico di natura simile all‘ istinto. Ai 5 gruppi di funzioni dinamiche sopraelencati (istinti di fame, sessualità, attività, riflessione e fattore creativo) si affiancano differenti modalità della funzione psichica. Esse si dividono in modalità semifisiologiche (età, sesso, fattore ereditario) e modalità psicologiche (coscienza/incoscienza; introversione/estroversione; spiritualità/materialità). Modalità semifisiologiche Sesso, predisposizione ereditaria ed età, pur essendo considerati principalmente dati fisiologici, sono in realtà anche psicologici in quanto soggetti, al pari degli istinti, a psichificazione. Per esempio l‘ età psicologica di un individuo non sempre coincide con quella fisiologica, cosí come la virilità anatomica non coincide con quella psichica. Per ciò che riguarda la predisposizione ereditaria, i fattori determinanti di razza o famiglia, possono essere rimossi da una sovrastruttura psicologica. Molto di ciò che viene considerato eredità è in realtà piuttosto una sorta di contagio psichico, un adeguamento della psiche del figlio all‘ inconscio dei genitori. Modalità psicologiche modalità coscienza/incoscienza Il comportamento di un individuo varia molto a seconda che la sua psiche funzioni in maniera prevalentemente conscia o inconscia. Un atteggiamento di incoscienza estrema è caratterizzato dalla predominanza di processi obbligatori istintivi a discapito della componente intellettuale, mentre un atteggiamento caratterizzato da coscienza estrema è caratterizzato da eccessiva vigilanza, volontà e razionalità a discapito della naturalezza. modalità introversione/estroversione Queste due modalità decidono la direzione degli eventi psichici, ovvero se i contenuti della coscienza saranno indirizzati a oggetti esterni (estroversione) o al soggetto stesso. modalità spirituale/materiale dall‘ esistenza di queste categorie dipendono i sistemi di valori etici, estetici, intellettuali, sociali e religiosi che decidono talvolta in maniera preponderante dell‘ impiego definitivo dei fattori dinamici (istinti, fattore creativo, volontà). I concetti appena descritti hanno puro valore accademico. In realtà la psiche è un complicato insieme di tutti questi fattori e di molti altri ancora. A causa della peculiarità della sua struttura, la psiche è suscettibile di un‘ infinita variazione individuale e di una grande trasmutabilità (caratteristiche in strettissima relazione tra loro dal punto di vista funzionale). La variazione individuale è dovuta al fatto che la psiche non ha una struttura omogenea ma è probabilmente formata di unità ereditarie legate tra loro in modo blando, divenendo così largamente scindibile. La trasmutabilità è dovuta all‘ intervento di influssi che provengono da dentro e da fuori. La scindibilità, fenomeno normale ma più evidente nella psicopatologia, consiste nel distacco di parti della psiche dalla coscienza. Tali frammenti psichici (complessi) appaiono estranei ed autonomi e devono la loro scissione a influssi traumatici o tendenze incompatibili. Analogamente ai complessi si comportano i nuovi contenuti non ancora integrati nella coscienza ma già attivi a livello inconscio (archetipi). L‘ azione istintuale fa parte dei processi inconsci e come tale, oltre ad essere caratterizzata da una certa inconsapevolezza, affiora alla coscienza solo attraverso i risultati ultimi del processo inconscio stesso. Non tutti i processi inconsci sono istintuali. Per esempio la paura dei serpenti è un processo utile, ereditario e collettivo, la paura dei polli (fobia) è una costrizione inconscia ma individuale e non funzionale (come i pensieri ossessivi, le manifestazioni affettive smisurate, la sensazione di angoscia, la depressione, le fantasie ...). Possiamo considerare istinti solo quei fenomeni che sono processi inconsci ereditari, universali, regolari e implicanti una costrizione necessitante ovvero una sorta di riflesso. L‘ istinto è l‘ impulso ad un‘ attività senza motivazione conscia proveniente da una costrizione interiore. L‘ ereditarietà dell‘ istinto non ci aiuta a comprenderne l‘ origine. La tesi dell‘ apprendimento e dell‘ esercizio non è convincente e spesso confutata dalla natura (vedi istinto riproduttivo della Pronuba Yuccasella). Una nuova via per spiegare l‘ istinto è quella dell‘ intuizione. L‘ intuizione è analoga all‘ istinto ma mentre l‘ istinto è un impulso finalistico diretto ad un‘ attività spesso molto complicata, l‘ intuizione è la comprensione finalistica inconscia di una situazione spesso molto complicata. Gli istinti e gli archetipi d‘ intuizione sono contenuti dell‘ inconscio collettivo. Sia gli istinti che gli archetipi, infatti, non hanno nessun riferimento alla storia individuale dell‘ individuo che li esperisce: si tratta quindi di fenomeni collettivi. Gli archetipi (o immagini originarie) sono forme tipiche della comprensione, ovvero forme dell‘ intuizione esistenti a priori (congenite). L‘ archetipo è simile ad un‘ intuizione che l‘ istinto ha di sé stesso, ovvero un‘ auto-raffigurazione dell‘ istinto. Gli istinti inducono l‘ uomo ad un comportamento specificamente umano, gli archetipi costringono la percezione e l‘ intuizione a formazioni specificamente umane. L‘ intuizione quindi causa l‘ attuazione dell‘ istinto. ‘‘La concezione a mezzo dell‘ archetipo è di una precisione incredibile ,, Ogni uomo possiede sia gli istinti che le immagini originarie. Difficile è decidere cosa sia il ‘‘prius,, tra percezione intuitiva e impulso ad agire, probabilmente rappresentano due parti di un‘ unità. da La Dinamica Dell‘ Inconscio C. G. Jung 1928
La coscienza si origina da una psiche inconscia che la precede e che continua a funzionare con o malgrado la cosicenza per tutta la vita. La coscienza è soggetta di continuo alle influenze inconsce, e non di rado queste si rivelano più sagge del pensiero cosciente ( si pensi a certe intuizioni o ‘‘presagi,, risolutivi in situazioni critiche ). L‘ intuizione si può definire come ‘‘percezione per via inconscia,, pag. 24 Normalmente l‘ inconscio collabora discretamente con la coscienza tanto da passare inosservato ma : ‘‘se un individuo o un gruppo sociale si scosta eccessivamente dal fondamento dell‘ istinto, sperimenta allora tutto l‘ impatto delle forze inconsce,, L‘ inconscio può in questi casi agire in aperto contrasto con la coscienza al fine di restaurare l‘ equilibrio perduto. Dell‘ inconscio fanno parte una serie di entità archetipiche autonome che hanno una relazione diretta con le rappresentazioni mitologiche. ‘‘Esse sembrano provviste di un‘ io cosciente. In realtà portano tutti i segni delle personalità frammentarie: sono simili a larve, senza problemi, senza auto-riflessione, senza conflitti, dubbi, dolori, quasi fossero dèi senza filosofia. Rimangono sempre estranee al mondo cosciente ma appestano l‘ atmosfera con sinistri presagi o con l‘ angosciosa idea del disturbo mentale. Esse vivono nei più profondi strati dell‘ inconscio, in particolare in quel profondo strato filogenetico denominato inconscio collettivo. Questa localizzazione spiega in parte la loro stranezza: al mondo effimero della nostra coscienza esse comunicano una vita psichica sconosciuta, appartenente ad un remoto passato; comunicano lo spirito dei nostri antenati, il loro modo di pensare e sentire, il loro modo di sperimentare la vita, il mondo, gli uomini e gli dèi. L‘ esistenza di questi strati arcaici costituisce probabilmente la fonte della credenza della reincarnazione e nel ‘‘ricordo di vite anteriori,,. Noi non abbiamo nessun motivo di supporre che la struttura specifica della psiche sia l‘ unica cosa al mondo a non avere storia al di là delle sue manifestazioni individuali. La nostra coscienza ha una storia (collettiva) che abbraccia circa 5000 anni. Solo l‘ io cosciente (individuale) comincia perpetuamente daccapo e trova rapida fine. La psiche inconscia, invece, non solo è infinitamente antica ma ha la possibilità di estendersi a un altrettanto lontano avvenitre. Essa forma la species humana di cui è un elemento costitutivo: come il corpo che, effimero nell‘ individuo, collettivamente è senza età.,, (pag 28-29) La coscienza -per definizione- non può assimilare l‘ inconscio. Gli yogin, convinti di dominare l‘ inconscio attraverso il raggiungimento della Samadhi, in realtà raggiungono uno stato di incoscienza: la coscienza dell‘ io è infatti in questo caso divorata dall‘ inconscio, essi infatti chiamano coscienza universale ciò che noi chiamiamo inconscio. Certo è possibile un‘ espansione della coscienza attraverso opportune tecniche yogiche, ma la coscienza guadagnando in ampiezza perde in chiarezza: ‘‘un numero infinito di cose sfuma in un tutto indistinto ai limiti di una totale identità tra dati oggettivi e soggettivi. Tutto ciò è molto bello ma poco raccomandabile per gli abitanti delle regioni situate più a nord del tropico del cancro (...) dobbiamo escogitare una soluzione diversa Le realtà di un clima nordico sono in qualche modo cosí persuasive che è sempre meglio tenerle presenti. Confrontarsi con la realtà ha dunque senso,,. La cosicenza dell‘ io europeo, fallendo nel tentativo di assorbire l‘ inconscio tende a reprimerlo, ma una vita inconscia repressa tende a ritorcersi contro di noi, proprio come accade nelle nevrosi. Per facilitare l‘ integrazione armonica tra coscienza e inconscio (processo di individuazione) è necessario che entrambe le parti abbiano possibilità di espressione senza che l‘ una danneggi o reprima l‘ altra. Questo è un processo vitale irrazionale non apprendibile attraverso la sola razionalità, fondamentale è la conoscenza dei simboli. 1 Vedi: Tipi Psicologici, Archetipi dell‘ inconscio collettivo L‘ individuazione è il processo che produce un individuo psicologico: un‘ unità indivisibile.
Si è portati a pensare che la coscienza, con l‘ io al suo centro, coincida con la totalità dell‘ individuo psicologico. In realtà anche i processi inconsci individuali e collettivi (che non hanno e non potranno mai avere nessuna relazione diretta con l‘ io e la coscienza) fanno parte della totalità dell‘ individuo. Siccome sono appunto inconsci, spesso, si è portati a negarne l‘ esistenza. Possiamo però riscontrare tracce della loro presenza nel comportamento umano sotto forma di sogni, visoni, intuizioni, affetti, emozioni, meccanismi di difesa, psicosi, nevrosi... La psiche contiene una parte inconscia che si riferisce alla storia personale dell‘ individuo detta inconscio personale. Essa è per certi versi sovrapponibile alla concezione freudiana di inconscio: si può cioè considerare come sede di contenuti rimossi, dimenticati o troppo deboli per affiorare alla coscienza, impulsi, istinti e desideri sconvenienti, tratti del carattere poco apprezzabili. Nell‘ inconscio personale o Ombra, tra le varie figure archetipiche, è racchiusa una personalità femminile per l‘ uomo (Anima) ed una personalità maschile per la donna (Animus) 1 le quali si manifestano proiettate su persone adeguate o variamente personificate nei sogni. Negli stati patologici e nelle manifestazioni affettive veementi (amore, odio, gioia, dipserazione...) avviene, seppure in diversa misura, uno scambio di ruoli tra l‘ io e l‘ inconscio. Quanto più la manifestazione affettiva è veemente, tanto più si avvicina al patologico: l‘ io è cioè messo in disparte da contenuti autonomi fino a quel momento inconsci. L‘ inconscio possiede contenuti completamente dissimili da quelli della coscienza, da qui l‘ assoluta incomprensibilità delle rappresentazioni patologiche di tipo psicotico da parte del paziente e del terapeuta. ‘‘Le emozioni sono reazioni istintive involontarie che interferiscono con irruzioni elementari l‘ ordine razionale della coscienza (...) gli affetti non sono fatti, semplicemente insorgono,, pag. 23 |
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Eleonora De Simoni Categorie
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Settembre 2024
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