Lienzo-Projekt: un lenzuolo collettivo per accogliere un sogno collettivo:
i frammenti di lenzuolo, significati dalle immagini oniriche, ‘’tornano a casa’’ e attendono di essere ricongiunti. Riceverli e custodirli in attesa della cucitura mi riempie di gioia ♡ !!! #lienzoprojekt #arterelazionale #humanocolectivo #eleonoradesimoni Rituale d' inizio del Lienzo-Projekt : frammentazione del lenzuolo
Un grande sogno collettivo sta per prendere forma (per l' esattezza, al momento, misura cm 262 x 218). Le immagini che lo abiteranno -in attesa di essere sognate- nuotano già, indistinte e caotiche, nel fiume che scorre sotto le coscienze (e le connette). Il lenzuolo che accoglierà il sonno, incuberà e partorirà il sogno, è partito dall' India per sostare all' ICA di Hornsgatan 146 (Stockholm) per poi ripartire verso Zürich dove mani amorevoli l' hanno lavato, profumato di lavanda, stirato (male) ,per poi partire alla volta di Lecco, dov' è stato amorevolmente dualizzato da un uomo (il Bressan) e una donna (io), e poi frammentato da loro che splendide hanno le mani. Poesia, cibo cucinato con Amore e buon vino hanno concluso il rituale d' inizio e benedetto i frammenti che hanno preso le loro innumerevoli differenti strade. #lienzoprojekt #arterelazionale #humanocolectivo #eleonoradesimoni Ciò che Afrodite genera è il desiderio di conoscere e di essere conosciuti che, se porta all’ intimità fisica, può dar luogo alla fecondazione e a una nuova vita. Se l’ unione è anche unione di mente, di cuore o di spirito, accade la crescita di qualcosa di nuovo nella sfera psicologica, e motiva o spirituale. Quando Afrodite influenza un rapporto, l’ effetto non è circoscritto alla sfera romantica o sessuale. L’ amore platonico, l’ unione di anima, l’ amicizia profonda, il contatto e la comprensione empatica sono tutte espressioni d’ amore.
Ogni volta che ha luogo una crescita, che viene coltivata una visione, incoraggiata una scintilla di creatività, sviluppate delle risorse, come può accadere nei rapporti di guida, di consulenza, di genitorialità, di direzione, di insegnamento, di psicoterapia e di psicoanalisi, ciò significa che Afrodite è presente e influenza entrambe le persone coinvolte. (...) Afrodite è una forza immensa di cambiamento. Attraverso di lei fluiscono attrazione, unione, fecondazione, incubazione e nascita di una vita nuova. Quando questa sequenza ha luogo tra un uomo e una donna su un piano puramente fisico, viene concepito un bambino. Ma la sequenza è identica anche in tutti gli altri processi creativi: attrazione, unione, fecondazione, incubazione e nuova creazione. Il prodotto della creazione può essere astratto come l' unione ispirata di due idee alla fine danno luogo ad una nuova teoria. Il lavoro creativo nasce da un coinvolgimento intenso e appassionato, più o meno simile a quello con un amante, perché l' uno (l' artista) interagisce con l' ''altro'' per portare in essere qualcosa di nuovo. La creatività per molte persone è anche un processo sensuale, un' esperienza sensoriale di immersione nel momento, che chiama in causa il tatto, il suono, l' immaginazione, il movimento e talvolta anche l' odorato e il gusto. L' artista immerso in un processo creativo, al pari di un amante, spesso scopre che tutti i suoi sensi sono potenziati e che riceve impressioni percettive attraverso molti canali. Quando lavora su un' immagine visiva, una frase verbale, un movimento di danza, molte sono le sensazioni che possono interagire per creare il risultato. Jean S. Bolen, le dee dentro la donna Il cerchio, anche inteso come sezione o prospettiva aerea del Torus, è una forma molto ricorrente in natura e probabilmente la forma geometrica più frequente nell‘ espressione grafico- simbolica dell‘ uomo: una forma ideale, priva di inizio e fine, perfetta secondo la filosofia platonica e neoplatonica, un‘ unità priva di rotture e spigoli vivi, simbolo di interezza e continuità infinita. Con il cerchio, fin dall‘ antichità sono rappresentati gli astri divinizzati da cui dipende la vita nonché il regno degli dèi sia in estremo oriente che in Mesopotamia che nell‘ Europa cristiana. La forma ellittica -di cui il cerchio è una sotto-forma- è una delle prime che i neonati ‘‘riconoscono,, visivamente per contrasto cromatico al fine di individuare la fonte di nutrimento e sopravvivere (areola) ed è la prima forma bidimensionale che i bambini rappresentano graficamente, di solito attorno ai 2-3 anni in corrispondenza della fase evolutiva relativa alla presa di coscienza della propria unità corporale e del proprio sé indipendenti da quelli della madre. (K. Machover) Girare su sé stessi, formando un circolo ideale, è una delle prime abilità motorie che il bambino sperimenta istintivamente, una volta conquistata e padroneggiata la posizione eretta. Lo stesso movimento è diffuso trasversalmente in molte usanze umane: si pensi a certi giochi di società, alle danze tribali e popolari, a certe posizioni yogiche, alle figure di molte discipline sportivo-artistiche. La forma circolare ricorre anche in molte occasioni di riunione della comunità (tavola rotonda, circolo privato): permette l‘ equidistanza dal centro da parte di tutti i componenti e il contatto visivo tra gli stessi. Circolare è l‘ anello che stipula l‘ alleanza matrimoniale in molte culture; circolare è il simbolo protettivo che si traccia idealmente o materialmente sul suolo prima di un rituale magico; Circolari sono le rappresentazioni cosmogoniche mandaliche yantriche di supporto alla Samādhi; ‘‘ Il cerchio (o la sfera) costituisce il simbolo del Sé,, ( M.L. Von Franz), esso esprime la totalità della psiche in tutti i suoi aspetti, compreso il rapporto tra l‘ uomo e la globalità della natura. Secondo un mito di creazione indiano, il dio Brahma, stando in piedi su un enorme loto dai mille petali di forma circolare, volge gli occhi ai quattro punti della circonferenza. Questo quadruplice sguardo sulla corolla del loto costituì una sorta di orientamento preliminare, l‘ indispensabile valutazione della direzione prima dell‘ inizio dell‘ attività creativa. Qualcosa di simile accade anche a Buddha: al momento della sua nascita, sorge dalla terra un fiore di loto, Budda vi sale per contemplare le 10 direzioni dello spazio (gli 8 raggi del loto più l‘ alto e il basso); Tale ricerca di orientamento spaziale può simboleggiare la necessità umana di un orientamento psichico. ,, da L' UOMO E I SUOI SIMBOLI, C.G. Jung ‘‘Secondo un‘ antica tradizione, anche l‘ anima ha forma sferica. Come afferma il monaco Cesario di Heisterbach, essa non solo è ‘‘analoga alla luna ma è anche dotata da ogni parte di occhi (ex omni parte oculata) ‘‘. da COSCIENZA, INCONSCIO E INDIVIDUAZIONE, C.G. Jung Nella cultura dei nativi americani il cerchio con un punto al centro simboleggia la manifestazione del Grande Spirito: indica sia un occhio che un buco e si associa, durante i riti sciamanici, al passaggio da un mondo all' altro e alla capacità di vedere in un altro mondo. L' atto di racchiudere in un cerchio (p. es. attraverso la corsa di gruppo) era inoltre praticato in molti rituali collettivi al fine di produrre un' esperienza spirituale più intensa come protezione da invasioni spirituali. Circolare è la base delle tende e la disposizione degli accappamenti in accordo con la percezione delle traiettorie orbitali lunari, solari e stellari,
Aggiungendo dei raggi, il cerchio si trasforma in ruota apportando dinamicità all' immutabilità del semplice cerchio. (Riproduzioni autorizzate dagli autori) ''Ho iniziato a dipingere le mie radici, ma al loro posto è comparso un gruppo di uomini-elefante. Non c'era nessuna radice e gli uomini elefante hanno iniziato ad aiutarmi a cercarle. Io potevo solo stare a guardare. Gli uomini elefante non hanno trovato che un fragile, piccolo, pallido seme semi-germogliato. Impietositi e concitati si sono messi a rianimarlo. Grazie al massaggio cardiaco degli uomini-elefante le radici hanno iniziato a crescere forti e potenti, arrivando fino in Africa e poi fino al centro della terra! Da lì mai nessuno è riuscito a staccare una radice!'' ''C´erano delle macchie e le ho trasformate in un piccolo albero. Gli ho aggiunto il cielo e la terra. Nel cielo c' era già una macchia gialla che sembrava il sole. L' albero però era troppo piccolo e debole... denutrito, così gli ho aggiunto delle radici fitte e profonde... tra qualche mese diventerà grande forte e bellissimo.'' ''Le radici andavano dappertutto tranne che sotto terra (le radici devono stare sotto terra altrimenti muoiono). Ho dovuto soffiare fino a star male per farle arrivare almeno fino ai bordi e alcune non sono riuscite ad attaccarsi.'' ''Sono radici senza niente sopra, cresciute in cattività e in troppo poco spazio. Le ho tolte dalla campana di vetro le ho aperte un po'. Sarà meglio metterle in un po' di terra e dare loro un po´di acqua prima che sia troppo tardi.'' ''ho dipinto delle belle radici forti e rosse, poi un un tronco e dei bei rami fitti, poi il fogliame verde e rigoglioso, perché è così che dovrebbero crescere ogni albero: ricevendo la massima cura per ciò che sta sotto la terra, ciò che sta sopra e ciò che sta in cielo.'' ''Sembrano radici che sanguinano, radici di alberi adulti sradicati che difficilmente attecchiranno in un nuovo terreno'' " Qualunque cosa tu abbia da dire, lascia le radici attaccate e falle penzolare con il terriccio, giusto per chiarire da dove sono venute"
Was immer du zu sagen hast, laß die Wurzeln dran, laß sie hängen. Mitsamt der Erde, um klarzumachen, woher sie kommen.“ (C. Olson zitiert nach Dhority und Hartkemeyer, S.91) (...) La chiesa aveva vietato l’ uso degli strumenti musicali nella cappella di S. Paolo. Ai tarantati veniva quindi a mancare il supporto musicale tipico della terapia domiciliare, che sosteneva il ciclo coreutico e dava orizzonte simbolico al rituale. Proprio a causa della mancanza della musica i tarantati, all’ interno della cappella si S. Paolo, si abbandonavano soltanto a movimenti convulsi e ripetitivi, privi di ordine logico e a grida e pianti inconsulti: un atteggiamento valutabile solo i termini psichiatrici. (De Martino e Carpitella)
La musica non è l’ elemento che scatena la trance, ma anzi, avrebbe la funzione di ‘’controllare’’ la trance, di darle un ordine gestuale e simbolico e, nel caso in cui essa abbia un carattere terapeutico, di offrire la possibilità della risoluzione della crisi (Rouget). da Antropologia della Musica, Maurizio Disoteo (Guerini Studio) #meloterapia #tarantismo #arteterapia ‘’(…) Nel tarantismo, simbolismo coreutico-musicale e simbolismo cromatico assolvevano entrambi la funzione di stimolo evocativo e di deflusso, al punto da poter dire -e non sembri un’ immagine barocca poiché un certo barocchismo è nella cosa stessa esaminata- che durante l’ esorcismo in azione certi suoni si sposavano a certi colori, certi colori a certi suoni, e gli uni e gli altri, in virtù del mito della tarata sonora e colorata, canterina e ballerina, concorrevano a fondare un determinato orizzonte di ricerca, di ripresa e di liquidazione rispetto a certi contenuti critici sepolti nell’ inconscio e in atto di convertirsi sintomi nevrotici. ,,
''Nel corso della nostra indagine etnografica dell’ estate del ’59 avemmo l’ occasione di notare come nel tarantismo avesse una parte importante il simbolismo cromatico: allo stimolo dei suoni faceva riscontro quello dei colori, al bramoso ascoltare certi strumenti come per assorbirne il ritmo e melodia si accompagnava il fissare avidamente lo sguardo su certi colori, e infine alla musica sgradita o stonata corrispondeva il colore ostile, suscitatore di impulsi aggressivi e di impeti di collera. Notammo anzi, in dati casi, il simbolismo cromatico, al pari di quello musicale, poteva non operare -si ricordi il caso di Michele di Nardò - e allora tutto l’ esorcismo rischiava di risolversi in un penoso conato fallito.,, La terra del rimorso, Il simbolismo cromatico p. 171 E. Di Martino 1961 Il Blu come esperienza sinestetica e psichica.
Ci dice Hillman, attraverso "Blu alchemico e unio mentalis": ''Sull'argento sofico di un'immaginazione imbiancata che sa che nell'inargentarsi il blu è presente, e quindi lo vede? La fase blu che separa il bianco dal nero assomiglia alla tristezza che emerge dalla disperazione nel suo procedere verso la riflessione. Riflessione che proviene da una distanza blu, o in essa anche ci introduce, non tanto come un nostro atto di concentrazione, ma come qualcosa che in noi si insinua quale una fredda, isolante inibizione. Questo ritrarsi verticale assomiglia anche a uno svuotarsi, al crearsi di una "capacità" di accoglienza, o di un ascolto profondo - già un presagio dell'argento. Sono queste le esperienze che Goethe associa al blu: «Il blu reca ancora con sé un principio di oscurità... è potente, come colore, ma appartiene alla serie negativa, e nella sua purezza più elevata è quasi una negazione stimolante... una sorta di contraddizione tra eccitazione e riposo. Come ci appaiono blu il cielo in alto e i monti più lontani, così una superficie blu sembra allontanarsi da noi... ci trascina al suo seguito. Il blu ci da un'impressione di freddo e quindi, ancora, ci fa memori dell'ombra. Abbiamo già parlato della sua affinità col nero. Le stanze dipinte di blu puro sembrano in qualche misura più larghe, ma al tempo stesso vuote e fredde... gli oggetti visti attraverso un vetro blu (sono) lugubri e melanconici». Ma la tristezza non è tutta del blu: anche un tumultuoso dissolversi della nigredo può mostrarsi attraverso"blue movies" (film pornografici), "blue language" (linguaggio blasfemo), nell'amour bleu, nei barbablù, nelle "blue murder" (minacce di carneficina), e nel corpo cianotico. Quando insorgono fantasie Animus-Anima di questo genere, perverso, pornografico, agghiacciante o vizioso, è all'interno della transizione del blu verso l'albedo che possiamo situarle; potremo allora cercare tracce d'argento nella violenza, perché vi sono modi di riconoscersi che prendono forma nell'orrore e nell'oscenità. La putrefactio dell'anima genera una nuova coscienza animica, un radicamento psichico che deve includere esperienze infere proprie di Anima, le sue affinità con il perverso e la morte. Il blu scuro del manto della Madonna genera molte ombre, e sono quelle che le danno profondità di comprensione; proprio come la mente formata sulla Luna è vissuta con Lilith, cosicché il suo pensiero non può mai essere ingenuo, non può cessare mai di sprofondare verso le ombre. Il blu protegge il bianco dall'ingenuità. Come Jung afferma, la direzione verticale è associata al blu per tradizione. Le antiche parole greche per il blu servivano anche a designare il mare; in Tertulliano e in Isidoro di Siviglia il blu si riferiva sia al mare sia al cielo, analogamente alla parola greca (bathun) e a quella latina (altus), che implicavano l'alto e il profondo in una sola parola. La dimensione verticale come gerarchia persiste nel nostro linguaggio, nel sangue blu per la nobiltà, nei nastri azzurri delle premiazioni, e in molte immagini mitologiche di "dèi blu": Kneph d'Egitto, le vesti blu di Odino, Giove e Giunone, Krishna e Vishnu, Cristo nel suo ministero terreno, come il Cristo-Uomo blu visto da Hildegard di Bingen. Il passaggio dal nero al bianco attraverso il blu implica che il blu porti sempre il nero con sé. (Fra i popoli africani, per esempio, il nero include il blu, mentre nella tradizione giudaico-cristiana il blu appartiene piuttosto al bianco). Il blu porta nell'imbiancamento tracce di mortifìcatio. Quel che era prima la vischiosità del nero, quale catrame o pece da cui era impossibile liberarsi, si trasforma ora nelle virtù tradizionalmente blu della costanza e della fedeltà; gli stessi eventi foschi appaiono diversi, e gli aspetti tormentati e sintomatici della mortificazione - lo scorticarsi, la frantumazione di vecchie strutture, la decapitazione di volontà caparbie, i topi e il marciume della propria cantina personale - cedono il passo alla depressione. Come il blu, perfino il più scuro, non è nero, così la depressione, anche la più profonda, non è la mortifìcatio che significa morte dell'anima. La mortifìcatio è più spinta: le immagini sono compulsivamente imprigionate nel comportamento, la visibilità è zero, la psiche è intrappolata nell'inerzia e nell'estendersi della materia. Una mortifìcatio è un tempo di sintomi. Queste torture della psiche nella physis, inesplicabili e totalmente materializzate, vengono mitigate, in accordo con la sequenza dei colori, da un moto verso la malinconia, che può aver inizio con un rimpianto dolente perfino del sintomo perduto: «Era meglio quando stavo male fisicamente - ora posso soltanto piangere». Estrema infelicità (" blue misery"). Così con l'apparire del blu il sentimento diventa sovrano e il sentimento sovrano è il lamento dolente (Rimbaud equipara il blu alla vocale "O", e Kandinsky al suono del flauto, del violoncello, del contrabbasso e dell'organo). Sono lamenti che portano tracce dell'anima, del suo riflettere e distanziare attraverso l'espressione immaginativa. Qui è più facile capire perché la psicologia archetipale abbia eletto la depressione a via regia del "fare anima": gli esercizi ascetici che chiamiamo "sintomi" (e il loro "trattamento"), la disperazione per la colpa e il rimorso, in quanto decomposizioni della nigredo, trasformano la vecchia personalità dell'Io "riducendola"; ma questa necessaria riduzione è solo preparatoria al senso d'anima, il cui primo apparire è appunto nell'immaginazione venata di blu della depressione. Possiamo dire che il blu sia il prodotto di una collaborazione fra Saturno e Venere. Secondo Giacinto Gimma - un gemmologo settecentesco - il blu rappresenta Venere, mentre il capro, l'emblema saturnino del Capricorno, è l'animale del blu; e il Capricorno, come ricorderete, si estende lentamente dalle profondità alle altezze: immensa distanza e immensa pazienza. Nel recare a Venere una malinconia più profonda e nell'indurre magnanimità in Saturno (un'altra virtù del blu, secondo Gimma), il blu rallenta anche il passo del bianco, perché è il colore del riposo (Kandinsky) e quindi il fattore ritardante nell'imbiancamento. È l'elemento della depressione che suscita dubbi profondi e principi elevati, che vuol dare alle cose un ordine di fondo e definirle per renderle chiare. Questo effetto del blu sul bianco può manifestarsi in sentimenti di servizio, in operosità e disciplinata osservanza delle norme, o in certi simboli civici convenzionali che taluni di questi sentimenti potrebbero assumere, come la Croce Blu, i "blue collars" e le tute blu. Lo stesso effetto può anche manifestarsi nei sensi di colpa e negli scrupoli di coscienza. Vi è infatti un "aspetto morale nell'imbiancamento" - e penso che proprio questo sia l'effetto del blu. L'imbiancamento non implica un venir meno dell'Ombra, né un prenderne coscienza; per me significa invece un più vasto spazio per sostenere le sue altezze e le sue profondità, la sua intera dimensione. L'anima si fa più bianca perché l'Ombra è uscita dal rimosso e si è diffusa nelle diverse ramificazioni della coscienza; come i blu che infondono la profondità dell'ombra e la precisione del corpo nei dipinti a olio, come la goccia blu che fa più bianco il bucato. La peculiarità dell’ombreggiatura dipende dalla proporzione bianco/nero: «Se il nero supera il bianco di un grado, ne risulta un colore blu-cielo». Quanto più nero c'è tanto più scuro è il blu; e anche quelle celestiali aspirazioni, che come lampi azzurri corrono nel lontano blu selvaggio, portano un po' di oscurità, una goccia di putrefazione, una grazia salvatrice di depressione nella loro speranza; e la grazia salvatrice del celeste ("light blu") di Maria sta forse proprio in quel suo "grado di nerezza". Secondo me, la definizione junghiana del blu, come "funzione di pensiero" si connette all'antica associazione del blu con le profondità impersonali del mare e del cielo, con la sapienza di Sophia, con la filosofia morale e la verità. Le immagini dipinte di blu, dice lo pseudo- Dionigi «mostrano la segreta profondità della loro natura»: il blu è «oscurità resa visibile». Questa profondità è una qualità della mente, un potere invisibile che permea ogni cosa, come l'aria - e il blu è il colore dell'elemento aereo, come l'Alberti scrive nella sua grande opera Della Pittura. Quando i blu più scuri si presentano in analisi, io mi preparo, prevedendo che ci attendano ora le altezze e le profondità di Animus e Anima, o dell'Animus dell'Anima, come talora lo chiamano gli junghiani. (Sapevate che "blue-stocking" significava donna colta, che "blueism" significava "il possesso o l'ostentazione di cultura in una donna", e che il semplice termine "blue" significava un tempo "amante della letteratura"?). Questi blu scuri sono inflazioni dell'impersonale, del nascosto; ma non sono euforici nella loro inflazione, si presentano invece come ponderosi pensieri filosofici, giudizi sul bene e sul male, e sul luogo della verità in analisi. E tuttavia quel che sembra, e in effetti è, così profondo, in realtà è distaccato e lontano dalle cose immediate. Ciò di cui stiamo parlando «sembra allontanarsi da noi» e «trascinarci al suo seguito» (Goethe), con i modi seducenti di Anima. Ricordare che l'Animus dell'Anima è uno spirito psichico che cerca di illuminare l'anima, sprofondandola o innalzandola verso le verità impersonali, mi aiuta a meglio destreggiarmi in queste sedute analitiche; sono arrivato a capire, grazie a Goethe, che in questi colloqui blu-scuro di "negazione stimolante" (pensieri negativi dell'Animus, giudizi negativi dell'Anima), è riposto un tentativo di ricerca dell'anima. È un'opera di distanziamento e di distacco (Goethe) che si va compiendo, uno sforzo di riflessione che è tuttora intriso di nigredo, perché scava troppo in profondità e preme troppo forte, trascurando le superfici immediate da cui l'argento trae la sua luce; e tuttavia quelle stesse "negatività", che ossessionano a tal punto la riflessione con fosche intuizioni e "ruminazioni" depressive, dilatano lo spazio psichico svuotando la stanza (Goethe) delle sue precedenti strutture. Quando l'anima tenta di aprirsi una via di uscita dall'oscurità, attraverso faticose meditazioni filosofiche, ha luogo allora l'imbiancamento: l'Animus è al servizio dell'Anima. Persino la negatività dell'umore e della critica, e il mio stesso ritrarmi, che avverto durante questi esercizi, appartengono a questo percorso blu verso il bianco. La nigredo non ha termine in un'esplosione o in un piagnucolio, ma impercettibilmente passa nel soffio dell'anima (anima) con un sospiro. Ci può essere di aiuto ricordare un'immagine di Rabbi ben Jochai riportata da Scholem: la fiamma ascendente è bianca, ma proprio alla sua base, come un piedistallo, vi è una luce blu nera la cui natura è distruttiva. La fiamma blu nera attira le cose e le consuma, mentre il biancore continua a fiammeggiare al di sopra. Il blu distruttivo e il bianco sono racchiusi nello stesso fuoco, ed è in virtù della sua stessa inerenza alla nigredo - commenta Scholem - che la fiamma blu può consumare l'oscurità di cui si nutre. Gli aspetti che siamo andati scoprendo in questa amplificazione mettono in rilievo l'importanza del blu nel processo alchemico. Qualcosa di essenziale andrebbe perduto se l'apparire del bianco non fosse che il risultato di una liberazione dall'oscurità; qualcosa deve incorporare nell'albedo una risonanza, una fedeltà a quel che è accaduto, e trasmetterne la sofferenza con un'altra sfumatura: non più come dolore lancinante, come decomposizione o come memoria della depressione, ma come valore. Il valore fa parte della fenomenologia dell'argento: il senso del valore delle realtà psichiche non si genera soltanto dal sollievo alla più nera disperazione. È proprio il blu che da valore al bianco, nei modi che abbiamo indicato, e specialmente con l'introdurre preoccupazioni di ordine morale, intellettuale e religioso; così portando alla mente imbiancata una capacità di valutare le immagini, di dedicarvisi con devozione, e un senso della loro verità, invece di riflettere semplicemente lo spettacolo che offrono considerandolo una fantasia. È il blu che da profondità all'idea di riflessione, al di là della sola nozione del rispecchiarsi, inducendola verso nozioni ulteriori, quali il ponderare, il considerare, il meditare. Si dice che i colori che annunciano il bianco siano quelli dell'iride e dell'arcobaleno, quelli dei "multi flores", e soprattutto quelli che risplendono nella coda del pavone con i suoi molteplici occhi. Secondo Paracelso i colori sono il risultato di un prosciugarsi dell'umidità: lo si creda o no, c'è più colore nel deserto alchemico che nell'inondazione, più dove l'emozione è minore che dov'è maggiore. L'inaridirsi libera l'anima dal soggettivismo personale e, man mano che l'umidità si ritrae, quella vivacità un tempo posseduta dal sentimento può ora oltrepassarlo, per riversarsi nell'immaginazione - dove il blu è d'importanza straordinaria, perché è il colore dell'immaginazione tout court. Per fondare questa apodissi non mi limito a quel che finora abbiamo esplorato - l'umor malinconico ("blue mood") che favorisce il fantasticare, il cielo azzurro ("bluesky") che suscita l'immaginazione mitica chiamandola alle mete più distanti, il celeste di Maria, epitome occidentale dell'Anima, e la sua funzione di stimolo nel "fare immagine", la rosa blu del romanzo, un pothos che si strugge per ciò che è impossibile, contra naturam (e pothos, il fiore, era una consolida reale blu, o delphinium, posata sulle tombe).,, #blu #hillman #jameshillman Humano Colectivo
''Per noi l’ opera d’ arte rappresenta un interstizio sociale. Il termine ''interstizio'' fu utilizzato da Karl Marx per qualificare quelle comunità di scambio che sfuggono al quadro dell' economia capitalista, poiché sottratte alle leggi del profitto: baratti, vendite in perdita, produzioni autarchiche… L’ interstizio è uno spazio di relazioni umane che, pur inserendosi più o meno armoniosamente e apertamente nel sistema globale, suggerisce altre possibilità di scambio rispetto a quelle in vigore nel sistema stesso.'' Nicolas Bourriaud, Estetica Relazionale 2010 Il disegno -a grafite, fusaggine, carboncino, sanguigna...- è un efficace metodo d'indagine e di relazione nei confronti dell' immagine interiore che abbiamo dell' idea di corpo.
Le immagini interiori attive e non strettamente legate al ricordo, hanno come caratteristica principale la dinamicità: esse sono in continuo movimento e nel caso in cui si cristallizzino parzialmente in un' immagine specifica e reiterata, questa non è mai statica, uguale a sè stessa o coglibile in ogni dettaglio (a meno che si tratti di visioni di specifica natura, ma questo è un altro tema). Il disegno, similmente alla rêverie, alle Phantasien, alle immagini interiori appunto, possiede carattersitiche di fluidità, rapidità, reversibilità, è al contempo materiale e immateriale (è fatto di vuoti e di pieni), è una tecnica particolarmente adatta all' inseguimento, alla partecipazione e allo sviluppo delle nostre immagini interiori e permette di coglierne, trascriverne e fermarne, con rapidità istantanea, alcuni aspetti trasformandoli in esperienza attiva. Disegnando noi facciamo attivamenete e nel mondo, qualcosa di concreto, mentre limitandoci ad osservare le immagini che scorrono nella nostra mente o semplicemente a parlarne, siamo destinati ad un ruolo marginale e passivo di spettatore. La rappresentazione grafica del corpo (e poco importa se è ''dal vero'', da un' altra immagine o ''di fantasia'') è una pratica che tende a sintonizzarsi con una dimensione più ampia e collettiva dell' idea di umano: non vengono ritratti (soltanto) individui con precise caratteristiche somatiche, con una storia personale ed unica, ma esseri umani più ampi, osservati in controluce: corpi depersonalizzati, corpi -per così dire- universali: ora creatori ed erotici, ora sofferenti e aggressivi, ora a riposo (...) portatori di delicate costellazioni archetipiche e, a loro volta, potenziali costellatori archetipici. Mentre disegnamo il corpo ne costruiamo un' immagine rappresentativa con e attraverso la materia, nel mondo esterno, al contempo strutturiamo e plasmiamo un' immagine interiore dello stesso. I due piani immaginali (esterno ed interno) durante la creazione non smettono di comunicare integrandosi, contaminandosi, stimolandosi, contenendosi, così che il disegno prodotto non è mai soltanto appartenente al mondo della materia o al mondo interiore ma può essere considerato come un oggetto portatore (o riflettente) del Mana di chi l'ha prodotto. Il disegno del corpo inoltre possiede la capacità di ricongiungere e riorganizzare in uno spazio-tempo preciso e in un oggetto tangibile e visivamente condivisibile, la frammetazione a cui il corpo è sottoposto nell' immaginario condiviso, dalla scienza, dall' estetica popolare, dalle nostre estesse percezioni (vedi homunculus sensitivo). ''Pensate al pittore che dipinge un paesaggio: la mente del pittore che immersa nella composizione e deve essere puramente legata a ciò che vede, non deve permettere a nient' altro di frastornarla. Nel momento in cui compone il paesaggio non riconosce più alberi, prati, fiumi, montagne: conosce soltanto rapporti di colore e di lucentezza, in quel momento la sua mente È il paesaggio, in quel momento non è più un uomo normale perché non soffre di passioni, è tutto proteso a cogliere quel miracolo, quella cosa inesistente. Egli non è più un uomo, è semplicemente la capacità di raccogliersi e di comporre.
Dipingere un paesaggio è una contraddizione in termini la fissazione di ciò che non può essere fisso ed è in flusso costante e questo è un vero modo di afferrare la Natura.,, Elémire Zolla Herkunftssage/ Storia di creazione cm 40X50 Mischtechniken auf Leinwand /Tecnica mista su tela Così benché si trovino sotto terra, sono in realtà dèi del cielo.
''Il mito hopi descrive l' emergere degli esseri umani e dei loro capi mentre le stelle cadono sulla terra, il che denota un legame segreto con le costellazioni. È come se, misteriosamente, quel che si trova in alto si trovasse anche in basso, o perlomeno come se si volesse suggerire che alto e basso, basso e alto sono collegati.,, M.L.Von Franz, I miti di creazione «Scoprire di avere in sé la natura del pesce significa, globalmente, trovarsi di fronte alle forme originarie e a sangue freddo dell' esistenza umana, di fronte a un profondissimo strato dell' anima (...) perciò chi deve attraversare una profonda trasformazione interiore, così come accadde al leggendario profeta Giona, viene per un po' di tempo inghiottito dal suo inconscio, da un grosso pesce. Una volta trasformatosi, verrà gettato sulle chiare rive di una nuova coscienza,, Ernst Aeppli
#pesci #Fische #fiskar #pèss #peces #poissons La linea retta è di natura aliena all‘ uomo, alla vita, all‘ intero creato. La linea retta è portatrice di morte.
'' (...) Tornando a Loos, è chiaro che l' ornamentazione generalizata era un' invenzione, ma non un crimine. Eliminandola le case non divennero per questo più decorose. Loos avrebbe dovuto sostituire lo sterile ornamento con qualcosa di di vitale, ma non lo fece. Esaltò la linea retta, l‘ uniformitá e le superifici lisce. Ora abbiamo le superfici lisce. Sul liscio tutto scivola. Anche il buon Dio cade. Poiché la linea retta è sacrilega. La linea retta è l‘ unica linea sterile. L‘ unica in cui l‘ uomo non può riconoscersi a immagine di Dio. La linea retta è davvero uno strumento del demonio. Chi se ne serva concorre alla decadenza dell‘ umanità. ‘‘La ligne droite conduit à la perte de l‘ humanité,,. Come sarà questo declino? Ne abbiamo già un‘ anticipazione: in ogni caseggiato a New York vi sono da dieci a venti psichiatri. Le cliniche, dove i malati mentali non possono guarire perché esse stesse sono costruite secondo i criteri di Loos, sono stracolme.,, Manifesto per il boicottaggio dell‘ architettura 1968, F. Hundertwasser '' (...) Zurück zu Loos. Natürlich stimmt es, daß die schablonierten Ornamente Lüge waren. Verbrechen waren sie nicht. Durch die Abnahme der Ornamente wurden aber die Häuser nicht ehrlicher. Loos hätte das sterile Ornament durch lebendes Wachstum ersetzen sollen. Das tat er nicht. Er pries die gerade Linie, das Gleiche und das Glatte. Nun, jetzt haben wir das Glatte. Auf dem Glatten rutscht alles aus. Auch der liebe Gott fällt hin. Denn die gerade Linie ist gottlos. Die gerade Linie ist die einzige unschöpferische Linie. Die einzige Linie, die dem Menschen als Ebenbild Gottes nicht entspricht. Die gerade Linie ist ein wahres Werkzeug des Teufels. Wer sich ihrer bedient, hilft mit am Untergang der Menschheit. La ligne droite conduit à la perte de l’humanité. Wie wird der Untergang sein? Einen Vorgeschmack haben wir schon: In jedem Wohnblock in New York zehn bis zwanzig Psychiater. Die Kliniken überfüllt, wo die Irren nicht gesund werden können, weil die Kliniken auch nach Loos gebaut worden sind. Die Krankheiten der Menschen, die in den sterilen Gemeindebauten interniert sind, gedeihen in der tödlichen Eintönigkeit. Es kommen Ausschläge, Geschwüre, Krebs und seltsame Todesarten. Genesung ist in diesen Gebäuden unmöglich. Trotz Psychiatrie und Krankenkasse.,, 1968, F. Hundertwasser premessa: ho tradotto a braccio, benvenutissimo chiunque abbia voglia di fornire una traduzione migliore :-)
29 Novembre 1935 Cara Signora Patzelt, ho letto pochi libri di Rudolf Steiner e devo confessare di non aver trovato in essi la benché minima utilità per me. Dovete capire che io sono un ricercatore e non un profeta. Ciò che conta per me è ciò che può essere verificato con l' esperienza. Ma non sono interessato in tutto ciò che può essere speculato senza nessuna prova. Tutte le idee che Steiner propone nei suoi libri si possono già trovare nelle fonti indiane. Tutto ciò che non può essere dimostrato nel dominio dell' esperienza umana, non rientra nei miei interessi e se qualcuno afferma di saperne di più gli chiedo di fornirmi le prove necessarie. Ho letto un paio di libri sull' antroposofia e un buon numero sulla teosofia. Ho anche conosciuto molti antroposofi e teosofi e purtroppo ho scoperto che questo genere di persone immagina e sostiene ogni sorta di cose senza essere in grado di offrire alcuna prova. Non ho nessun pregiudizio nei confronti delle più grandi meraviglie a patto che qualcuno mi porti le prove necessarie, né esiterei a sostenere una verità che può essere dimostrata. Ma mi guardo bene dall' aderire al gruppo di coloro che si avvalgono di affermazioni non dimostrate per erigere un sistema del mondo che non poggi su una base concreta. Fintanto che Steiner non è o non è stato in grado di capire le iscrizioni ittite riuscendo tuttavia a comprendere il linguaggio di Atlantide, della cui esistenza nessuno è certo, non c'è ragione per entusiasmarsi per nulla di ciò che il signor Steiner ha detto. Sinceramente vostro C. G. Jung 29 November 1935 Dear Frau Patzelt, I have read a few books by Rudolf Steiner and must confess that I have found nothing in them that is of the slightest use to me. You must understand that I am a researcher and not a prophet. What matters to me is what can be verified by experience. But I am not interested at all in what can be speculated about without any proof. All the ideas that Steiner advances in his books you can also read in the Indian sources. Anything I cannot demonstrate in the realm of human experience I let alone and if someone should assert that he knows more about it I ask him to furnish me with the necessary proofs. I have read a few books on anthroposophy and a fair number on theosophy. I have also got to know very many anthroposophists and theosophists and have always discovered to my regret that these people imagine all sorts of things and assert all sorts of things for. Which they are quite incapable of offering any proof. I have no prejudices against the greatest marvels if someone gives me the necessary proofs, Nor shall I hesitate to stand up for the truth If I know it can be proved. But I shall guard against adding to the number of those who use unproven assertions to erect a world system no stone of which rests on the surface of this earth. So long as Steiner is or was not able to understand the Hittite inscriptions yet understood the language of Atlantis which nobody knows existed, there is no reason to get excited about anything that Herr Steiner has said. Yours very truly, C.G. Jung [Letters of C. G. Jung, Volume 1, 1906-150 Page 203-204] Ricerca, smarrimento nella foresta, vagabondaggio, doppio incontro, rassegnazione, ritrovamento inaspettato del tesoro, ritorno a casa... oggi a Bollingen non è mancato nulla! <3
'' (...) la creazione attraverso un atto casuale è un fenomeno estremamente importante nella sfera dei processi creativi inconsci. Quando cercate, per esempio, di disegnare o di dipingere, vi succede spesso di fare una macchia vostro malgrado, come se il pennello diventasse un oggetto animato e si burlasse di voi. Se accogliete di buon grado questo inconveniente, scoprirete presto che questa macchia ha un volto, oppure l' incorporerete in una nuova figura per dissimularla, ottenendo così un' immagine diversa da quella che avevate in mente. Tali incidenti sono tra i fattori più suscettibili di costellare ' immaginazione creativa inconscia (...) è per questo motivo che quando facciamo fare dell' immaginazione attiva a un analizzato, in genere gli consigliamo se è un pittore, non di dipingere ma di scrivere, e se è uno scrittore di dipingere perché proprio quando non si possiedono capacità tecniche e si è quindi, in una certa misura, inconsapevoli, è molto più probabile che avvengano tali episodi. Se si conosce bene un' arte o una tecnica, si è meglio in grado di escludere le casuali interferenze perturbanti dell' inconscio. Se non sapete dipingere e vi capita un inconveniente, dopo esservi dati tanto da fare e aver magari lavorato per tre ore, l' affetto sale in voi e l' inconscio si manifesta: all' improvviso la macchia evoca una fantasia che, a sua volta, vi trasmette un messaggio , e il dipinto che ne risulta è allora veramente opera dell' inconscio, una realizzazione spontanea nata proprio nel momento in cui avevate voglia di strappare tutto.,,
M. L. Von Franz, ''I miti di creazione'' ed. Bollati Boringhieri, pag. 28 ''Se uno sogna da solo, è solo un sogno.
Se molti sognano insieme, è l'inizio di una nuova realtà.'' F. Hundertwasser L´immagine è tratta da questo splendido articolo di Franco Livorsi .
''Spesso le mani sanno svelare un segreto attorno al quale l' intelletto si affanna inutilmente'' ‘‘Quindi ho sviluppato il pensiero simbolico e in due anni di pratica dell’ immaginazione attiva si è affastellata in me una tale quantità di idee che a fatica riuscivo a difendermene. Continuavano a presentarsi pensieri ricorrenti, allora ho fatto appello alle mie mani e ho iniziato ad intagliare il legno,, C. G. Jung (M. Ostroswski-Sachs, From Conversations with C. G. Jung, Juris, Zürich 1917, p. 18) ‘‘ gradualmente, attraverso il mio lavoro scientifico, potei dare alle mie fantasie una solida base. Carta e parole comunque non mi davano l’ impressione di essere abbastanza concrete, avevo bisogno di qualcosa di più, dovevo fare un professione di fede in pietra. Fu questo l’ inizio della torre: la casa che mi costruii a Bollingen.,, ‘’Si scatenò un flusso incessante di fantasie. Ero inerme di fronte ad un mondo estraneo dove tutto appariva difficile e incomprensibile, vivevo in uno stato di continua tensione, e spesso mi sentivo come se mi cadessero addosso pesanti macigni. Finché riuscivo a tradurre le emozioni in immagini, e cioè a trovare le immagini che in esse si nascondevano, mi sentivo interiormente calmo e rassicurato. Se mi fossi fermato alle emozioni, allora forse sarei stato distrutto dai contenuti dell’ inconscio,, (C.G. Jung, Ricordi, Sogni, Riflessioni) ‘' (C. G. Jung) Scolpiva anche a tarda età con un impegno superiore alle sue forze, sembrava animato da un demone. Trattava la materia con estrema attenzione. Quando lavorava alle sculture diceva : ‘‘questo è ‘’realizzare''!’’ ,, Gli uomini credono che per realizzare i sogni basti parlarne, si ubriacano con le immagini dei sogni,, (Gret Jung) Ade (dio degli inferi) rapisce Kore (fanciulla innocente).La porta nel suo regno e la presenta a tutti come sua moglie. Kore dapprima è disperata, poi triste, infine trova che Ade non sia poi così male e mangiando sette chicchi di melograno si assicura il titolo di regina dell' oltretomba part-time, con il nome di Persefone. ''Ma se giusti dar vuoi nomi alle cose, Quello oltraggio non fu, fu vero amore. Non è tranquilla inver, triste tuttora È Proserpina tua, s’ange e si duole; Ma regina però del mondo muto, Ma possente matrona e cara a Pluto.'' Ovidio, Metamorfosi Giocare con la casualità, accettare (e adattarsi!) all' imprevisto, oscillare coscientemente tra il ruolo di soggetto agente e quello di spettatore passivo. Abbandonare il controllo, osservare ciò che succede e poi tornare a condurre il gioco. Il dripping e la peinture-a-la-paille con gli inchiostri non sono delle tecniche pittoriche, sono delle esperienza di vita! :-)
L' acquerello è il mezzo espressivo che, servendosi dell' acqua come medium, finisce con l‘ acquisirne alcune importanti caratteristiche, avvicinandosi così, più di qualsiasi altro materiale espressivo, al linguaggio immaginale dell' inconscio e -per chi conosce l' esperienza sinestetica- all' astrazione immaginale dinamica del suono. L‘ acquerello è costituito da pigmenti macinati molto finemente miscelati a gomma arabica ed una volta diluito in acqua, il colore diventa fluido, trasparente, estremamente sensibile a vibrazioni, correnti d‘ aria e gravità quindi molto dinamico ed instabile, difficilmente prevedibile o controllabile: come se avesse una vita propria. Dipingendo con l' acquerello (e, più in generale, con tutti i materiali espressivi a base acquosa molto diliuti: inchiostri, gouache, tempera, acrilico...) ci rendiamo immediatamente conto di quanto su una superficie umida vigano regole diverse rispetto a quelle a cui siamo abituati con i media pittorici densi e le nostre certezze possono vacillare: qui un punto non è più un punto, e una linea non è più una linea. I segni si espandono e si muovono in modo imprevedibile e irreversibile ( a meno che interveniamo con carta assorbente, spugnette, lamette, insomma oggetti esterni alla pittura vera e propria); possiamo assistere ad improvvise e sorprendenti attrazioni e fusioni tra determinati colori o a veementi separazioni e repulsioni senza una particolare logica. Sperimentando il colore fluido noteremo come ogni pigmento possegga un suo specifico modo di reagire sui vari tipi di carta e in relazione agli altri pigmenti: può penetrare in profondità e lasciare tracce del tutto irreversibili o fermarsi in superficie, può coprire o risultare trasparente nonostante le stratificazioni, può contaminare o contaminarsi, esaltare, fondersi o soffocare del tutto un altro colore, può mutare significativamente una volta asciutto rivelando una straordinaria ed inattesa brillantezza o una deludente opacità. Nella pittura ad acquerello la carta riveste un ruolo fondamentale, sia dal punto di vista tecnico (che qui non approfondirò) sia da quello simbolico ovvero appartenente al regno del rio abajo rio (prendendo in prestito un' immagine di Clarissa Pinkola Estès siccome qui, alla fin fine, seppure a parole, è di immagini che stiamo parlando :-)). A livello simbolico la carta può essere considerata come lo spazio dell' altro (là dove con altro si intende un oggetto di relazione ideale, un ''diverso da me'') e quindi l' intervento pittorico può essere simbolicamente considerato come una modalità di azione nel mondo ovvero di relazione.
Dipingere con l' acquerello ci costringe a fare i conti con l' impossibilità di avere un potere diretto sugli eventi, l' impossibilità di avere un pieno potere di previsione e quindi di controllo sulle reazioni dell' altro in risposta ad una nostra azione (il segno, la traccia che lasciamo sul foglio). Ma ci regala anche la possibilità di scoprire il piacere di abbandonarci al corso degli eventi, adattandoci, accettando e accogliendo la reazione imprevista dell' altro, giocando, interagendo e improvvisando o, semplicemente, restando a guardare. La quantità, l' intensità e la varietà di colore che apponiamo sul foglio possono offrirci importanti spunti di riflessione, facendo attenzione a non scadere nell‘ interpretazione da manuale di cucina (M. L. Von Franz) Un' altra caratteristica peculiare della pittura ad acquerello è la serie di gesti preparatori a forte connotazione rituale che precedono la pittura vera e propria: la scelta della carta è di per sé molto coinvolgente a livello tattile, sonoro, olfattivo, visivo ed uditivo; richiede in oltre un certo investimento economico (là dove l' investimento di denaro si identifica con l' investimento di potenziale creativo con tutto il corredo di riflessioni che questo comporta). La preparazione del piano di lavoro, l' umidificazione e la tensione del foglio, la preparazione del colore sono tutti gesti pre-stabiliti, tradizionali (quindi collettivi) e molto significativi a livello immaginale che, come i modelli dei miti di creazione -ripetuti da molti popoli prima dell' inizio di ogni opera importante- contribuiscono a stabilire un ordine, predispongono all' accoglienza di qualcosa di nuovo, creano aspettativa e quindi responsabilità, impegno, concentrazione e massima presenza hic-et-nunc. Nelle immagini del post dettagli di lavori realizzati durante vari ateliers realizzati con le gouaches studio Caran D‘ Ache (sia in pastiglie che in tubetto) e con succhi di vegetali miscelati ad acqua e miele che oltre ad offrire l' interessante esperienza di una palette ridotta, coinvolgono maggiormente il senso dell' olfatto e , volendo, del gusto :-). |
AUTORE:
Eleonora De Simoni Categorie
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Luglio 2024
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